Oksana Dutchak
Discutere con alcuni compagni e compagne della sinistra (per lo più) occidentale può essere estremamente difficile. Certe loro posizioni, si fa fatica ad ascoltarle. Ci sono anche posizioni che paiono ipocrite o ciniche. Posizioni che sono lontane dai principi della sinistra. I punti che seguono non sono sempre da loro espressi esplicitamente. Pertanto voglio scavare, anche se brevemente, sotto la superficie di alcuni messaggi che sono alla base di posizioni sostenute da molti a sinistra.
Avvertenza n. 1: desidero sottolineare che ci sono molti esponenti di sinistra che prendono posizione di solidarietà e non hanno nulla a che fare con le affermazioni che seguono. Qui non mi occuperò di loro.
Avvertenza n. 2: è estremamente importante rilevare come sono espressi alcuni di questi messaggi, per tracciare una linea di demarcazione tra, da un lato, punti reali di preoccupazione e discussione e, dall’altro, il pilastro centrale di una posizione politica che è predeterminata e incondizionata, contro la resistenza ucraina. Questo testo tratta del secondo caso. Non ne discuterò le sfumature. Questo testo è un commento polemico, non un articolo analitico.
Avvertenza n. 3: sono frustrata, arrabbiata e quindi sarò spesso anche sarcastica. E sì, ho il diritto di esserlo. E sì, uso questo pezzo per incanalare la mia frustrazione e rabbia.
1. “Se un altro paese attaccasse il mio paese, io semplicemente fuggirei”
Bene, io ho fatto proprio questo, perché ho due figli. La versione integrale – il non detto – di tale affermazione è: “In una situazione ipotetica, anzi altamente improbabile, ma che tuttavia proietto su di te, non sosterrei una resistenza collettiva all’invasione e, in virtù di questa proiezione, m’oppongo alla resistenza ucraina”. Questa affermazione è per lo più espressa da persone che vivono in paesi che non hanno una storia moderna di soggezione o di minacce esercitate da un dominio imperiale. Ma noi, qui, non siamo in una guerra astratta o in una versione delle tue proiezioni. È un’invasione imperiale, molto concreta, sostenuta dalla retorica della totale sottomissione, che a volte raggiunge anche il livello della retorica genocida. Un marxista dovrebbe fare un sobbalzo sentendo che non vale la pena combattere la guerra contro l’oppressione imperiale. Naturalmente, se dovesse capitarvi una cosa del genere, potete scegliere l’opzione di non resistere e io non vi giudicherei mai, a patto che non usiate la vostra scelta individuale per condannare la lotta difensiva collettiva di altri in una realtà strutturata in modo molto diverso dalla vostra.
2. “Non combatterei mai per il mio governo”
Il sottotesto di tale affermazione è: “1) Gli ucraini stanno combattendo per il loro governo; 2) lo penso senza un motivo e senza aver verificato questa affermazione con gli ucraini; o 3) non credo comunque che l’opinione degli ucraini debba essere presa in considerazione”. Ebbene, ovviamente questa guerra non ha nulla a che fare con il nostro governo di merda (di merda, come molti altri). Controllate i fottuti sondaggi di opinione, che ad alcuni di sinistra piacciono molto quando sostengono il loro punto, dimenticandosene immediatamente quando lo mettono in discussione. Se mai questa guerra ha avuto a che vedere con il governo ucraino, il governo ucraino stesso ha smesso di essere rilevante un secondo dopo che la propaganda russa ha iniziato a parlare di “soluzione della questione ucraina” e di “denazificazione” della popolazione, in massa.
La seconda parte del sottotesto rivela un totale distacco dalla realtà materiale, anzi il suo disprezzo – un approccio davvero molto materialista! La terza parte del sottotesto, ovviamente, non ha nulla a che fare con i principi della sinistra ed è, disgraziatamente, come molti altri punti, l’ovvia manifestazione di un “sinistrismo” occidental-centrico, paternalista e arrogante.
Le variazioni più sorprendenti di questa posizione sono le “analisi” della guerra con numerosi errori fattuali, da parte di persone che non sanno quasi nulla della regione, e i manifesti “contro la guerra”, senza una sola firma ucraina. Essere una “superstar” accademica di sinistra è una garanzia per molte persone, che prenderanno ancora sul serio il suo testo, nonostante sveli una distanza disperata dalla realtà fattuale di corpi umani sepolti sotto le sue macerie.
3. “Il nostro governo sostiene l’Ucraina, quindi non potrò mai schierarmi dalla parte del mio governo”.
Il messaggio completo, sotto traccia, di tale affermazione è: “Vero, in molti casi sostengo il mio governo, ma posso giustificare la mia posizione contro il sostegno alla resistenza ucraina, facendo riferimento a una politica di tipo identitario piuttosto che a principi materialisti, per conformismo o perché è più semplice”. Naturalmente, queste persone in certe occasioni sostengono il loro governo e in altre lo criticano e vi si oppongono. La realtà, si sa, è complicata. A volte anche i governi di merda fanno la cosa giusta, specialmente sotto la pressione della lotta popolare progressista. È come opporsi a migranti e rifugiati – che il governo ha deciso di “far entrare” – perché è la posizione del governo. (Lo so, lo so che alcuni lo fanno sotto lo slogan “si prenderanno i posti dei nostri lavoratori”). Un’illusoria opposizione di principio al proprio governo viene semplicemente usata, ancora una volta, come giustificazione per opporsi alla resistenza ucraina. Sostenere seriamente questa affermazione significa basarsi su una politica dell’identità fondata sulla cieca universalizzazione invece che su un’analisi della realtà materiale che l’Ucraina si trova ad affrontare.
4. “I lavoratori ucraini e russi, invece di combattere tra loro, dovrebbero rivolgere le armi contro i propri governi”
Il sottotesto qui è: “Preferisco non fare nulla in questa situazione, in cui non c’è alcuna minaccia diretta o indiretta alla mia vita, mi oppongo alla resistenza ucraina e voglio trovare una gradevole giustificazione che suoni di sinistra”. Sì, dovremmo far finta di essere di pietra, in attesa della rivoluzione proletaria globale. Bene, temo che a un certo punto queste persone arriveranno pure ad affermare che non c’è bisogno di intraprendere alcuna lotta sociale fino alla rivoluzione globale (lo so, so che alcuni quasi lo fanno). Questa posizione, tuttavia, è (spesso) la posizione di un individuo privilegiato che nasconde l’egoismo ideologico dietro bei discorsi. È anche un prodotto del declino, che dura da anni, della mobilitazione di sinistra e delle tante svolte reazionarie del sistema globale. Un’ottima merda, universale, e se qualcuno vuole fare un bagno nella merda, s’accomodi.
5. “Chi beneficia di questa guerra?”
Il messaggio sotto traccia è: “So che parti delle élite capitalista traggono beneficio da quasi qualsiasi cosa in questo mondo, perché è così che funziona il sistema, ma uso ancora questa domanda (che non è esattamente una domanda) per esprimere la mia opposizione alla lotta ucraina per l’autodeterminazione”. Opporsi a una tale lotta perché le élite occidentali ne traggono vantaggio è come opporsi a un’azione sindacale perché un concorrente capitalista ne possa trarre beneficio. Un’altra variazione di questa affermazione riguarda la discussione sulle armi della NATO (sebbene, ovviamente, so che la discussione è più complicata). Siamo spiacenti, ma viviamo in un mondo in cui non c’è uno stato progressista di dimensioni necessarie per fornire sostegno materiale a una lotta di questa portata e trarre vantaggio dalla sua vittoria. A meno che non consideriate progressiste altre potenze imperiali come la Cina.
Questo cesso è anche una buona scelta perché ha profondità e può contenere molte variazioni: anche il grosso della discussione sulle “sfere di influenza” è dentro questo cesso in un modo o nell’altro. Prendere sul serio questa posizione significa schierarsi dalla parte dello status quo reazionario in cui viviamo da decenni. Spesso si accompagna anche alla negazione, alla svalutazione dell’imperialismo russo, o addirittura a un favoritismo nei suoi confronti (o di qualsiasi altro purché non occidentale). A volte nasconde anche altri pensieri, come il sostegno a qualsiasi regime che pratica il cannibalismo purché contro l’imperialismo occidentale. Da parte di alcuni esponenti della sinistra del Sud del mondo, può nascondere brama di vendetta – questa brama, sebbene sia molto più comprensibile della politica identitaria conformista degli osservatori occidentali, contiene uno sgradevole disprezzo verso il popolo ucraino a spese del quale va consumata la vendetta contro l’imperialismo occidentale.
6. “Vogliamo parlare dell’estrema destra ucraina?”
L’affermazione sotto traccia qui è: “Uso il problema dell’estrema destra come una foglia di fico per nascondere la mia opposizione alla resistenza ucraina”. Sì, ci sono gruppi di estrema destra in Ucraina – come in molti altri paesi – e sì, ora hanno le armi perché, guarda un po’, siamo in guerra. Ma coloro che esprimono questa affermazione per lo più non si preoccupano dell’estrema destra sul versante dell’esercito russo o dello spaventoso percorso involutivo, di estrema destra, della politica russa, con le rispettive implicazioni per gli “affari” interni ed esteri (e sì, come la serie di guerre). A loro non importa che alcuni politologi di sinistra in Russia ora definiscano il loro regime post-fascista. Non sanno quanto grande sia la partecipazione dell’estrema destra alla resistenza ucraina, non si preoccupano della partecipazione di altri gruppi di altre ideologie e della portata della resistenza nel suo complesso, non sanno come il termine “nazista” sia un vuoto significante usato dalla propaganda russa per disumanizzare chi vuole. È solo una foglia di fico che, grazie alla propaganda russa e ad altri fattori, è diventata colossale.
7. “Russia e Ucraina dovrebbero negoziare. Versione aggiornata: ecco le nostre proposte per un accordo di pace”
Questa affermazione ha diversi sottotesti, che dipendono dalle varie proposte di un accordo di pace che costoro sostengono. A seconda di queste proposte, il messaggio in codice può essere: “1) L’Ucraina dovrebbe capitolare o 2) siamo distaccati dalla realtà eppure pensiamo che le nostre proposte relativamente ragionevoli di un accordo di pace siano adesso realistiche”. La prima opzione è la stessa buona vecchia “pace a ogni costo”: le proposte presuppongono sostanzialmente che l’Ucraina debba rinunciare ai territori appena conquistati dai russi e dar seguito a quasi tutte le assurde richieste politiche della Russia, rinunciando all’indipendenza del Paese e all’autodeterminazione del suo popolo. Davvero molto di sinistra. Nella seconda opzione l’accordo di pace proposto è vicino a quello che era sul tavolo dei negoziati in primavera, quando è appena iniziata l’invasione su vasta scala. Uno dei punti principali dell’accordo di pace proposto è che l’esercito russo deve ritirarsi fino al confine dai territori appena conquistati, il 23 febbraio. Questo punto rende l’intera proposta inutile in questo momento e i proponenti non possono dare una risposta ragionevole alle domande sul perché il regime di Putin dovrebbe farlo, a questo punto, chi e come possa “convincerlo” a farlo.
C’è anche una versione più brutta del sottotesto nel messaggio: “siamo sani di mente, pur sapendo che le nostre proposte relativamente ragionevoli non sono realistiche al momento, ma le esprimiamo comunque per dimostrare che quegli stupidi ucraini non vogliono negoziare”.
8. “L’Occidente dovrebbe smettere di sostenere l’Ucraina perché il conflitto potrebbe degenerare in una guerra nucleare”
Il messaggio sotto traccia: “qualsiasi Paese nucleare può fare quello che vuole perché noi abbiamo paura”. Sapete, anch’io ho paura della guerra nucleare. Ma attestarsi su questa posizione significa sostenere lo status quo reazionario e agevolare la politica imperialista. E ciò che manca in questa discussione sono le conseguenze disastrose dell’attacco della Russia al movimento globale per il disarmo nucleare. A questo punto mi è difficile immaginare perché un Paese rinunci volontariamente al proprio arsenale nucleare temendo di seguire il “destino” dell’Ucraina (“Budapest Memorandum”). E qui non è colpa dell’Occidente.
9. “Con voi non parleremo neppure, perché siete a favore delle armi”
Il messaggio in codice: “Non c’interessa la realtà materiale di questa guerra, me ne infischio che siate stati così sfortunati da essere attaccati da un paese imperiale non occidentale, e per piacere non dite cose che turbino il nostro immaginario internazionalismo occidentale-centrico monolitico e unipolare”. Questa è, ovviamente, un punto d’incrocio di molte delle precedenti affermazioni, ma ho deciso di proporla separatamente perché è la brillante elucubrazione che a noi, ucraini di sinistra, a volte ci tocca sentire, e ci interroghiamo sulla solidarietà, l’internazionalismo, l’attenzione alle strutture della disuguaglianza del potere, l’antimperialismo e tutte quelle cose importanti, che sappiamo, gettate nella spazzatura in pieno giorno davanti ai nostri occhi.
10. “Resistenza russa buona vs. resistenza ucraina cattiva/scomoda/inesistente”
Ultima, ma non meno importante, l’asserzione che più mi manda in bestia. Questa merda m’irrita immensamente e suscita emozioni irrazionali di cui mi vergogno. Non ci sono messaggi nascosti qui. Uno degli esempi estremi è l’assemblea di sinistra nella quale interviene un attivista russo contro la guerra e tutti l’ascoltano, mentre nello stesso incontro, quando c’è al centro un esponente della sinistra ucraina, con praticamente gli stessi contenuti, c’è chi addirittura esce dalla stanza in modo dimostrativo e chi fischia. La sinistra ucraina può essere messa in discussione come non avesse il diritto di partecipare a un dibattito su questa guerra se non è coinvolto un oppositore russo alla guerra, anche se dopo pochi giorni partecipano a un altro dibattito con i rappresentanti russi contro la guerra. Come osa la sinistra ucraina parlare dell’invasione russa in assenza della sinistra russa?
Sono solo esempi estremi, ma c’è un mare di variazioni più soft: sostenere e ammirare la resistenza russa contro la guerra ed essere insensibili a quella ucraina. Diffondere alcuni messaggi del movimento russo contro la guerra e ignorare i messaggi della sinistra ucraina. Fingere che la resistenza ucraina non esista. Scrivere di coraggiosi e forti oppositori russi alla guerra e, allo stesso tempo, descrivere gli ucraini solo come civili uccisi, profughi, povere vittime.
La resistenza russa contro la guerra esprime spesso affermazioni simili e sostiene la sinistra ucraina in relazione alla guerra: chiedono armi per la resistenza ucraina, vogliono che la Russia perda! Sconcertante, che questa somiglianza non abbia importanza, non è vero? La spiegazione è semplice. La resistenza russa contro la guerra è comoda, corrisponde a molti non detti. Sono contro il loro governo. Non impugnano armi. In fondo sono coraggiosi e vale la pena ascoltarli, a differenza della sinistra ucraina povera / testarda / nazionalista / militarista, in altre parole scomoda, che rifiuta di essere comoda vittima. Sapete perché s’è affermata questa differenza tra la resistenza di sinistra ucraina e la resistenza russa contro la guerra? Perché non è la Russia che è sotto attacco imperiale, e non è l’opposizione russa che sta conducendo una guerra difensiva per l’autodeterminazione.